Luciano Scarponi lo "Storico" custode dell'U.S Recanatese Calcio


di Mauro Nardi

Ha aggiustato addirittura gli scarpini di Jurghen Klinsmann, sostituendosi ai collaboratori dello squadrone nero - azzurro. Luciano Scarponi in quasi cinquant'anni di giallo - rosso ne ha viste di cotte e di crude da poterci scrivere un romanzo. Dirigente sin dalla metà degli anni sessanta nonchè uno dei fondatori del Circolo dell'US Recanatese che per molti anni ha rappresentato un vero e proprio punto di ritrovo per tutti gli sportivi della città, ha successivamente ricoperto il ruolo di custode del campo sportivo. Prima nel vecchio impianto di via Cesare Battisti e poi nel "Nicola Tubaldi".

Impegno che gli ha consentito di vivere a stretto contatto con dirigenti, allenatori, direttori di gara ma sopratutto giocatori. "Non scorderò mai i ringraziamenti di Klinsmann dopo avergli aggiustato un tacchetto di quello che probabilmente era il suo scarpino preferito - racconta Scarponi che da due anni si gode a pieno titolo il pensionamento - l'Inter era a Recanati per la rifinitura in vista dell'incontro di campionato ad Ascoli Piceno. Jurgen si presentò con un borsone pieno di scarpini ma quello che aveva individuato per l'incontro della domenica aveva un tacchetto sfilettato. Gli accompagnatori gli consigliarono di indossarne degli altri, rassicurandolo che una volta giunti a Milano avrebbero risolto il problema. Jurgen però non era convinto in quanto probabilmente era legato a quelle calzature. Spesso i giocatori sono molto scaramantici. A quel punto sono intervenuto rimediando al guaio in pochi minuti.

Non so quante volte mi ha ringraziato. Sono episodi che rimangono nel cuore". Tanti gli aneddoti che può raccontare, tante le storie andate a buon fine come quella di Davide Possanzini che alla Recanatese ha giocato nei primi anni novanta. "Ricordo la sua incredibile abnegazione e voglia di crescere - sottolinea l'inossidabile custode - la sua voce non si sentiva quasi mai, sia durante le partite che durante gli allenamenti. Parlava poco ma lavorava sodo e quanto ha raccolto l'ha pienamente guadagnato anche se una mano importante ce l'ha messa il padre che l'ha accompagnato in ogni dove per consentirgli di mettersi alla prova in vari provini.

Comunque di buoni giocatori ne ho visti molti ma non tutti hanno avuto la fortuna di sfondare. Tra gli altri ricordo gli incredibili gol da ogni posizione di Pandolfi che passò alla Juventus per 2milioni e 700milalire, le belle parate di Cagnoni, la disciplina tattica di Polinesi chiamato il Baresi dell'Interregionale, la classe di Mobili e quella di Proculo le cui giocate valevano il prezzo del biglietto. Oggi voglio segnalare Moretti, per qualità e quantità nonchè vera e propria anima della squadra" Scarponi ricorda anche gli urlacci negli spogliatoi di un allora semisconosciuto Serse Cosmi che venne nella città della poesia con l'Arezzo di patron Ciccio Graziani, e le numerose giacchette nere che si sono alternate nel corso degli anni. "Non facevo mai mancar loro una bottiglia di gatorade - ricorda Scarponi - ho sempre avuto massimo rispetto delle giacchette nere e molti di loro hanno raggiunto la serie A. Lo stesso Morganti molte volte ha arbitrato al Tubaldi.

Così come Senzacqua e Pellegrino di Barcellona Pozzo di Gotto". Ma il personaggio che resterà per sempre nel suo cuore risponde al nome di Sergio Dal Miglio, l'allenatore della prima e storica promozione in interregionale. "Un uomo eccezionale, non ci sono parole per descriverlo - continua Scarponi - la sua recente scomparsa mi ha molto addolorato in quanto lo consideravo come un fratello. In quarantatre anni ho visto cinquantanove allenatori avvicendarsi sulla panchina giallo - rossa ma Dal Miglio non lo batte nessuno. Un grande uomo sotto ogni aspetto che aveva rispetto di tutti, delle persone e anche dello stesso rettangolo di gioco.

Ricordo che quando pioveva faceva allenare la squadra dietro le porte per non rovinare il campo erboso". Un rettangolo di gioco che nelle ultime due stagioni ha dato non pochi problemi, guarda caso proprio con il concomitante addio di Scarponi. "Bisogna lavorare di rastello, come mi disse una volta il mitico presidente dell'Ascoli Costantino Rozzi in occasione di una amichevole disputata a Recanati - conclude Scarponi - mi disse che avevano un custode del campo di quasi settan'tanni, segno che per gestire al meglio il rettangolo verde c'è bisogno anche di un pizzico di esperienza.

Questo lavoro l'ho svolto con grande passione e il campo un pò mi manca, anche se continuo a seguire la squadra quando gioca in casa. D'altronde l'amore per questa maglia nasce da molto lontano, quando appena tornato dal servizio militare rimettevo a nuovo gli scarpini usati che Giuliano Ortolani portava dall'Ancona Calcio, per consentire ai ragazzi di non spendere i soldi e di giocare al calcio".


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